Alberto Navarra corso di Flauto

Intervista al Maestro Alberto Navarra

Ascolta l’intervista completa: 

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Maestro Alberto Navarra che dal 7 al 13 agosto terrà la sua masterclass di flauto al Livorno Music Festival. In questa conversazione, esploreremo i momenti significativi della sua carriera dagli studi, alla registrazione del suo primo disco, fino al suo approccio all’ insegnamento.

Durante la tua carriera hai avuto la possibilità di suonare in orchestre prestigiose fra le quali anche quella dei Berliner Philharmoniker, come è stato suonare accanto a musicisti di altissimo livello e soprattutto di sentirsi parte di una delle orchestre più rinomate al mondo?

Beh, sicuramente è stato un onore, un piacere prima di tutto, ma poi anche un onore, perché vedere quei musicisti che pochi anni prima li vedevo sulle piattaforme Youtube o Digital Concert Talk, quella proprio dedicata dei Berliner e poter suonare insieme a loro è un coronamento di un sogno che si avvera. Poi, in particolare, per la sezione flauti, ho avuto la possibilità di studiare anche con le prime parti, con Emanuel Pahud, Sébastian Jacot, che adesso è in probè al posto di primo flauto, ma anche l’Ottavino Egor Egorkin e gli altri della sezione. È stata un un’esperienza unica. Sono quegli idoli che guardi da quando sei ragazzino, quando inizi a suonare e poter essere lì accanto a loro… effettivamente all’inizio mi ha fatto un po’ strano, poi ti ci abitui, però all’inizio dici “Ok è vero”. Cioè, è bello, una bella sensazione.

Ti sei diplomato al Conservatorio di Cuneo, poi hai proseguito i tuoi studi all’accademia di Imola e successivamente all’accademia di Santa Cecilia a Roma, poi, come succede alla maggior parte di musicisti che vogliono continuare a perfezionarsi, sei andato all’estero. Quanto è stato importante per la tua formazione la tua esperienza a Madrid?

Beh, diciamo è stata forse l’esperienza spartiacque della mia formazione. Nel senso che l’esperienza italiana è stata fondamentale sicuramente dal punto di vista di crescita, della possibilità anche di sbagliare di più forse. Nel senso che è stata l’esperienza che ogni ragazzo deve avere, no? Quella di provare, cercare sia dal punto di vista musicale, ma anche dal punto di vista tecnico, di migliorare e trovare la condizione ideale. L’esperienza italiana, appunto, è quella di confrontarti con i tuoi colleghi e di, forse, passare anche momenti meno buoni, i omenti cosiddetti “down”, che è meglio se ce li hai all’inizio della tua formazione che dopo, perché poi se accade dopo è un è un problema. Quindi, è stato assolutamente formativo. Poi a Madrid, a livello soprattutto musicale, devo dire, confrontarmi con anche studenti di ottimo livello, cioè la scuola era formata da allievi studenti altamente selezionati; quindi, ti porta ad un costante miglioramento perché vedi i tuoi colleghi che sono così bravi e tu devi essere bravo come loro. Cioè, non puoi essere l’ultima ruota del carro, come si dice. Quindi è molto motivante e poi avere a che fare con i docenti stellari. Avevi l’opportunità di studiare con Jacques Zoon di flauto,  ma avere anche è venuto anche Emanuel Pahud a fare una masterclass, Renaud Capuçon, di violino, Gauiter Capuçon, oppure Placido Domingo, per esempio. Cioè, nel senso nomi veramente….di Marco Rizzi, so che è parte del Festival, lui insegna a Madrid. Ecco, è un nome di quella caratura lì, in sostanza. Quindi è una bellissima esperienza. Poi in Spagna, diciamo che ho optato per il clima caldo…

In genere vanno tutti in Germania.

Là che ci sono passato poi per forza di cose, però diciamo che ho avuto quella fortuna di passare per una città bellissima, Madrid è spettacolare. Poi, con un’attività concertistica, all’interno della scuola, molto interessante. L’unico difetto che ho riscontrato è stato quello del Covid perché in quel periodo di Madrid (parlo dal 2019 al 2021), come ben sapete è coinciso con quello della pandemia e quindi è stato un po’ rovinato quel percorso da questo punto di vista. Però, diciamo, non, non mi posso lamentare.

Durante la tua carriera hai vinto diversi concorsi internazionali, hai trovato una formula “magica” per prepararti al meglio? Nel caso la potresti condividere con noi?

Assolutamente la parte psicologica è molto determinante. Ovviamente c’è tutta la parte preparazione tecnica… ma quella deve esserci già di per sé. Alla fine, se uno si presenta a certi tipi di concorsi internazionali, quelli proprio i più importanti deve avere comunque già ottime basi. Deve essere un po’ self-confidence, no? Però, quando poi si arriva all’esame, al concorso, alle prove, alle audizioni, anche se vogliamo, il rischio è quello di o di diventare freddi e cercare di suonare precisi perché bisogna suonare precisi, oppure il rischio è quello di voler fare troppo, cioè magari di dimostrare troppo. Quindi la ricetta non esiste. Nel senso, provare a fare anche i concorsi più piccolini può essere un esercizio o queste mock-audition, che adesso nelle scuole vanno per la maggiore, che hai possibilità di suonare davanti i tuoi colleghi, quelli che in Germania chiamano “klassenabend” che sono questi, questi concerti, audizioni di fronte agli allievi, ai colleghi della classe. Perciò provarne tanti e comunque cercare sempre di fare musica è quello in quello che conta. Cioè, creare un momento magico, magari isolarti se hai paura di della giuria, di guardare in faccia i giurati; magari cercare appunto un proprio mondo, dove può succedere di tutto, ma tu sei concentrato in quello. Quello aiuta sicuramente può essere un ottimo spunto.

Poi, i concorsi musicali difficilmente sono oggettivi. Nel senso, la musica ha dei criteri oggettivi ovviamente perché, se un suono è brutto, è stonato, ce ne accorgiamo tutti ovviamente. Però nessuno può dire “questo fraseggio è meglio di quest’altro”; oppure, nessuno può dire: “questo compositore voleva che si suonasse così”. Però alla fine magari non abbiamo la prova che si suonasse così, cioè non è una prova meramente esecutiva. Secondo me, il concorso deve essere un modo per tirar fuori la propria parte artistica dentro di te e della propria personalità. Altrimenti non avrebbe senso eseguire gli stessi pezzi da cento anni o di più. Ecco, non altro non ha senso. Quindi provare a tirare qualcosa fuori di te stesso che magari non scopri altrimenti. In concorso, puoi scoprire parti di te stesso che non sapevi esistessero.

Assolutamente, anche perché sei in una situazione che non è proprio zona di “comfort”

No. Poi lo può diventare. Cioè, alla fine è molto psicologica come cosa.

Noi sappiamo che tu stai lavorando al tuo primo album, ci puoi svelare qualcosa sul repertorio oppure dirci qualcosa in più?

Allora, l’album è già uscito, è uscito il 15 marzo

Quindi da molto poco, raccontaci qualcosa di più su questa esperienza..

Sì, allora appunto, avendo vinto il primo premio della Carl Nielsen Competition, parte del premio era proprio la registrazione di un album da solista con orchestra, che è un progetto che non sarebbe facile altrimenti, fare specialmente per un giovane emergente, quindi è un’ottima occasione per, prima provare a fare questi grandi concerti con l’orchestra solista e poi per entrare nel mondo delle registrazioni. Questo è il mio primo album e ho subito riscontrato che la registrazione è ben diversa di un da un concerto, perché in un concerto ti puoi concedere certe cose, nella registrazione altre e quindi è un mondo a parte. Repertorio….Beh, ho deciso di registrare il concerto di Mozart, flauto e arpa. Ho avuto modo anche di collaborare con l’artista Claudia Lamanna, che ha vinto il concorso di Israele per arpa (anche lei italiana, primo premio). Ho deciso di creare questa collaborazione, molto interessante per cui avendo particolarmente a cuore il Concerto di Mozart (secondo uno dei più belli del repertorio) ho deciso, perché non farlo con un’artista italiana anche lei giovane emergente? Poi, il Concerto di Carl Reinecke, che è un concerto romantico del diciamo fine ‘800 – inizio ‘900, però diciamo come stile più tardo romantico; e poi il concerto di Nielsen che appunto omaggia il concorso.

Quindi, per avere anche differenti periodi, differenti stili io ho deciso questo repertorio. È stata una bellissima esperienza e ho registrato ormai a gennaio 2023, quindi è stata una lungo release e una lunga uscita però sono contento.

Le masterclass rappresentano un’importante via di condivisione della propria esperienza. Qual è la tua filosofia quando insegni e cosa speri di trasmettere ai tuoi studenti oltre alla tecnica strumentale?

Ovviamente ogni studente ha il suo…non problema, ma il suo percorso. Quindi, prima di tutto, cerco di capire un po’ come può reagire lo studente, cioè, com’è come persona, perché uno può dire le stesse cose agli stessi studenti, però uno reagisce in un modo e l’altro reagisce in un altro. Io l’ho vissuto in prima persona nel mio percorso da studente e notavo che magari il mio insegnante diceva la stessa identica cosa ad un altro collega che reagiva meglio di me e io reagivo peggio. Non capivo questa cosa, perché poi magari succede che alla fine il concetto è lo stesso, ma bisogna magari dire le cose in maniera diversa. Quindi, l’importante è lasciare un messaggio chiaro, semplice, cercare di tirar fuori magari la parte più artistica che di solito è quella che può mancare, no? Specialmente a un giovane che sta ancora pensando molto alla tecnica, alla produzione del suono, anche allo stile (se vogliamo può essere considerato, lo stile di un pezzo, una parte tecnica, non solo musicale). Però poi, cercare di tirar fuori queste cose qua. Poi chiaramente, ognuno ha il suo percorso, ognuno ha il suo momento, quello che può andare bene per uno, non va bene per l’altro. Quindi, cercare di creare un momento più individuale possibile, più specializzato.

Certo, noi ti ringraziamo e ti lasciamo con l’ultima domanda che ci viene dal pubblico. Tra le domande anonime è stata fatta questa domanda e quindi noi te la poniamo ed è: Come si combatte l’ansia da prestazione?

Come si combatte l’ansia della prestazione? Questa è una di quelle domande che… Ognuno di noi è diverso. Io sono stato molto fortunato probabilmente, perché non ho mai vissuto una terribile ansia da prestazione. Nel senso, specialmente nelle audizioni, nei concorsi, anzi era il momento in cui tiravo fuori qualcosa che prima magari non avevo. Cioè, come dire, facevo all in: a volte era troppo, come ho detto anche prima (il rischio è quello che a volte è troppo). Però, alla fine combatti quest’ansia, no? Alla fine meglio dare di più che essere freddo, questo è importante.

Però, l’ansia da prestazione si combatte…. Beh, devi essere molto sicuro di te stesso o almeno sembrarlo. Cioè magari quando andiamo sul palco, può essere un momento… Come quasi come un attore che deve interpretare un altro personaggio. Se il prima, fuori dal palco siamo insicuri o abbiamo l’ansia, sul palco no, siamo altre persone. Magari indossiamo questa maschera e questo può aiutare. Non dico sia la ricetta, però può essere una cosa molto interessante. Poi l’esperienza, cioè fare tanti concerti. Io mi sono reso conto negli ultimi anni dove ho incrementato i concerti di tutti i tipi, sia solistici, che cameristici, che in orchestra, che alla fine più ne fai più diventa (non dico una routine) però più facile, ecco. L’esperienza è quello che è importante. Però con l’ottica che quando siamo sul palco, noi siamo dei professionisti. Ecco, quello  aiuta, cioè, almeno per me.

Allora noi ti ringraziamo e ci vediamo a Livorno dal 7 al 13 Agosto

 

Le modalità e procedure di iscrizione alla masterclass sono disponibili alla pagina Modalità di Iscrizione e Quote
Vi ricordiamo che tutti gli studenti del Livorno Music Festival possono partecipare alla selezione per suonare con i maestri sul palco del festival e che alcuni strumentisti potranno partecipare alla selezione per suonare come solisti con l’Orchestra del Conservatorio Mascagni nel concerto del 1° settembre 2024 programmato nel cartellone dei concerti della XIV edizione del Livorno Music Festival. Tutte le informazioni sono disponibili alla pagina dedicata Premi e Concorsi

 

 

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