Alessandro Deljavan Masterclass pianoforte

Intervista al Maestro Alessandro Deljavan

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Maestro Alessandro Deljavan che dal 7 al 13 agosto terrà la sua masterclass di pianoforte al Livorno Music Festival. In questa conversazione, esploreremo i momenti salienti della sua carriera, dall’inizio degli studi fino alle performance internazionali, concentrandoci sul suo rapporto con lo strumento e il suo approccio alla musica.

Lei ha iniziato lo studio del pianoforte addirittura prima dei due anni e il suo primo debutto ce l’ha avuto a tre anni. Quindi immagino che il tutto sia nato un po’ come un vero e proprio gioco. Si ricorda quando è stato il momento in cui il pianoforte ha smesso di essere un semplice gioco e ha cominciato ad essere una possibilità di carriera lavorativa?

Penso molto tardi, in realtà, intorno ai 18 anni, una cosa così. Io ero già diplomato quando ho cominciato a pensare seriamente al pianoforte come “lavoro”, come professione. Durante una lezione in Accademia di Como con questo celebre pianista cinese, Fou Ts’ong, morto da poco, che mi ha fatto capire in modi tutti suoi, che evidentemente era il caso di farla diventare una vera e propria vita questa del musicista. Non so se ho fatto bene a seguire il suo consiglio, diciamo.

Questa è stata una cosa che ha percepito in modo positivo, oppure aveva paura di perdere quello che è stato per lei un qualcosa che ha sempre fatto con spensieratezza?

Avevo già fatto diversi concerti a quell’età, avevo sentito il rapporto con il pubblico in maniere diverse, soltanto che parlando con lui, ascoltando quello che lui aveva da dirmi, avevo visto per la prima volta, forse nella mia vita, un uomo che viveva per la musica, no? E che ne faceva proprio la ragione principale della sua vita e questa cosa mi aveva rapito completamente. Insomma, ero completamente preso da questa persona che poi è stata un faro per me in tutto e per tutto.

Certo, lei durante la sua carriera ha avuto modo di esibirsi praticamente in tutto il mondo, l’incontro con diverse culture ha in qualche modo influenzato il suo stile musicale?

Diciamo che noi musicisti, in generale, abbiamo degli ideali molto fissi e mi piace pensare che non cambiamo idea così facilmente. Siamo molto sicuri di quello che siamo e che abbiamo raggiunto negli anni di studio. Per cui è molto difficile, secondo me, dopo una certa età cambiare approcci e farsi influenzare. Certamente, le culture incontrate fanno parte del musicista, ma non credo lo influenzino.

Già da giovanissimo si è esibito da solista con orchestre importantissime, ricorda come si è sentito le prime volte in cui si è ritrovato a suonare sotto la bacchetta di importanti direttori d’orchestra e accanto a rinomati musicisti?

Sì, la sensazione è sempre la stessa. è quella di un certo disagio, devo dire. Condividere il palco con pochi musicisti, fare un concerto da camera è qualcosa di molto diverso, si cerca di trovarsi in qualche modo, l’uno con l’altro, individualmente, e poi in piccoli gruppi. Però, quando si parla del contatto proprio con ogni singolo strumentista, 80 persone diverse, diventa un po’ differente, non si sente questa situazione. Non amo moltissimo il rapporto con l’orchestra in generale. Ovviamente bisogna farlo perché fa parte dell’attività, soltanto che sono rari i momenti in cui mi sento veramente libero di esprimermi con vicino a me un’orchestra e un direttore.

Lei ha vinto numerosi concorsi internazionali, poi dopo i 26 anni si è ritirato dal mondo delle competizioni: come valuta l’importanza di questi eventi nella carriera di un giovane musicista?

Io innanzitutto ho perso, soprattutto moltissime volte. Ho perso più di quanto abbia vinto ed è stata sicuramente una grande forza, un grande stimolo per cercare di migliorarsi, per cercare di fare meglio; di non cambiare, ma di fare meglio. Di sicuro il concorso oggi è una possibilità di visibilità per un giovane soprattutto questo, no? Adesso ci sono nei più importanti, c’è la possibilità di avere questo streaming, per cui si forma una sorta di “tifo” per cui si viene seguito in qualche modo. Credo che sia bello, perché oggi si può anche non vincere, ma magari si viene chiamati per fare concerti perché particolarmente stimati. Quindi insomma, se posso, cerco di stimolare i miei ragazzi a partecipare anche se il concorso non è per tutti, perché, non essendo un’attività sportiva il migliore non vince quasi mai, tendenzialmente. Questo bisogna capirlo, non è facile da capirlo per un giovanissimo, insomma, un giovane in generale

Non si deve scoraggiare.

Magari deve capire che tendenzialmente il primo premio di un grande concorso solitamente è un mostro, perché deve piacere a undici, tredici musicisti completamente diversi fra loro che quindi in realtà mette poi d’accordo tutti, in una maniera un po’ ambigua, diciamo. Quindi deve capire che una personalità che si riconosca è molto difficile che venga riconosciuta in un concorso internazionale oggi.

Ha iniziato da giovanissimo a studiare il pianoforte, crescendo si è mai ritrovato a dover ricominciare daccapo, magari con una postura o una consapevolezza del proprio corpo differente?

Devo dire che tutte le volte che ho cambiato insegnante, oppure che qualcuno voleva spingermi ad un nuovo approccio musicale io penso che quel qualcuno abbia sempre capito che la natura in generale non si può cambiare, quindi un approccio fisico particolare può modificarsi con il tempo però ci sono diverse scuole che impongono l’utilizzo di una certa postura, sia della mano, del braccio….però io credo che quando si incomincia, soprattutto molto giovani si arriva automaticamente ad un qualcosa di naturale che poi è molto difficile snaturare, no? Quindi non sono in generale pe ril cambio radicale, e a me non è mai successo grazie a Dio, anzi è anche capitato che volessi cominciare un percorso con una persona che invece cercava di quasi venire “contro di me” e questa cosa l’ho subito evitata.

Anche perché quando si inizia da così giovani si è dei bambini prodigio e non sempre, poi, i bambini prodigio li troviamo anche come artisti poi affermati in età adulta

Io penso che la natura di un bambino è così giusta in realtà. Quindi è difficile che un bambino di ponga pensando di articolare su ogni tasto, no? Invece certe scuole vanno a costringerti di fare un qualcosa per magari irrobustirti in maniera però certe volte molto innaturale ed è lì che il bambino di ce “sapete che faccio? Gioco a pallone”, tendenzialmente no? Ee fa bene in molti casi. Perché, fra l’altro, fa anche più soldi.

Sì non solo probabilmente. Poi in effetti difficilmente un bambino si pone al pianoforte con una postura scomoda, sta come sta meglio comodo.

Assolutamente. Sì, anche con la mano, con il braccio… io non insegno ai bambini perché non ne ho la capacità, il talento, ma quando vedo un bambino che comincia solitamente la postura mi sembra giusta, mi sembra coerente con quella che è la sua situazione di bambino e di principiante al pianoforte.

Qual è il compositore con il quale più in assoluto si sente in sintonia?

E’ molto complicato. Sono sensazioni che vanno molto a periodi, no? Oggi penos di essere a mio agio con Chopin, con Bach, forse con Schubert. Con questi tre in generale in questo momento mi sento così e sto cercando il più possibile di suonare queste cose.

Maestro noi la ringraziamo tantissimo per il tempo che ci ha dedicato.

Invitiamo tutti i pianisti ad iscriversi alla sua masterclass li aspettiamo dal 7 al 13 Agosto al Livorno Music Festival.

Le modalità e procedure di iscrizione alla masterclass sono disponibili alla pagina Modalità di Iscrizione e Quote
Vi ricordiamo che tutti gli studenti del Livorno Music Festival possono partecipare alla selezione per suonare con i maestri sul palco del festival e che alcuni strumentisti potranno partecipare alla selezione per suonare come solisti con l’Orchestra del Conservatorio Mascagni nel concerto del 1° settembre 2024 programmato nel cartellone dei concerti della XIV edizione del Livorno Music Festival. Tutte le informazioni sono disponibili alla pagina dedicata Premi e Concorsi

 

 

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