Intervista al Maestro Andrea Dieci: dalla formazione con Oscar Ghiglia a Professore

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Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Maestro Andrea Dieci che dal 7 al 13 agosto terrà la sua masterclass di chitarra al Livorno Music Festival. In questa intervista ripercorreremo alcuni momenti significativi della sua carriera, ascolteremo le riflessioni sul suo approccio all’ insegnamento e come affrontare la paura da palcoscenico.

Nel corso della sua formazione, lei ha studiato con chitarristi del calibro di Julian Bream e Oscar Ghiglia. Ci sono degli insegnamenti di quegli anni che ancora influenzano il suo studio di oggi e il suo approccio allo strumento?

Sicuramente sì, ci sono molti insegnamenti di entrambi questi docenti che mi accompagnano nello studio quotidiano. In particolare, devo dire, gli insegnamenti che ho avuto da Oscar Ghiglia, che è stato mio maestro per molti anni, per circa otto anni, quindi, un periodo decisamente lungo. Prima i corsi di perfezionamento, poi ho fatto anche un’esperienza all’Accademia di Basilea dove studiavo con lui, praticamente ai ritmi di una lezione alla settimana per tre anni. Tra le cose che mi ha lasciato, può sembrare forse banale, ma secondo me, è la più profonda, è che mi ha mi ha insegnato ad ascoltare, a non accettare da me stesso ciò che non fosse il massimo che potevo fare, ad avere un approccio alla musica basato innanzitutto sulla comprensione, che poi, naturalmente, deve trasformarsi in espressione. Questi sono probabilmente gli insegnamenti più importanti che ho avuto da lui.  Riguardo a Julian Bream, io non posso definirmi suo allievo, ho fatto solo due lezioni con lui in occasione di una masterclass che fece a Firenze nel 1994. Nonostante questo, l’incontro con un musicista di tale livello, con una personalità così forte ha rappresentato un impatto davvero notevole sulla mia formazione. Il suo approccio al suono, al timbro sono qualcosa che non dimenticherò mai, anche perché a lezione suonava, suonava continuamente. Quindi, è un qualcosa che ho proprio, come dire, vissuto sulla mia pelle, un’esperienza molto intensa; anche quella mi ha dato da riflettere molto per gli anni a venire e direi anche tutt’oggi, è sempre stato un modello per me, è una grande fonte d’ispirazione.

Durante la sua carriera lei ha vinto diversi primi premi in concorsi internazionali, che consigli darebbe a dei giovani ragazzi che si stanno approcciando allo studio per un’audizione o un concorso importante?

Questa è una domanda molto difficile, perché sono cambiati molto i concorsi da quando li ho fatti io ad oggi, ce n’erano molti di meno. Io credo che l’importante sia sviluppare una propria personalità e credo che, oggi come oggi, il rischio sia quello dell’appiattimento dell’appiattimento verso un modo di suonare un po’ standardizzato. Quindi, ai giovani che si preparino per audizioni o concorsi direi di scegliersi un repertorio idoneo, idoneo al proprio modo di suonare, alla propria personalità, al proprio carattere. Non cercare necessariamente i pezzi da concorso perché questo porta a delle scelte, talvolta forzate verso un repertorio che non si sente come proprio. Al tempo stesso, direi di investire su quelle che sono i propri punti di forza, la propria individualità. Questo è un aspetto che, almeno a me, quando capita di essere in giuria nei concorsi, piace riscontrare nei concorrenti. Poi, ovviamente, ogni concorso è a sé ed è impossibile dare dei consigli validi sulle scelte giuste da fare per partecipare a un concorso. Ovviamente la massima preparazione del repertorio, questo lo do per scontato, ecco.

Certo, c’è una preparazione tecnica molto alta, però appunto manca con la musicalità

Sì, alle volte si ha la sensazione che ci sia una grande sicurezza tecnica che nasconde, però, una sostanziale incomprensione del materiale musicale.

Lo ripeto, la tecnica buona ci vuole, la darei anche un po’per scontata, visto che il livello è indiscutibilmente molto alto oggi tra i giovani musicisti, i giovani chitarristi. Però a me interessa molto percepire nel giovane esecutore un’idea, un pensiero musicale ben formato e che abbia anche una propria fisionomia, una propria originalità in qualche modo.

Che rapporto ha lei con l’ansia e la paura da palcoscenico e come questa è cambiata negli anni?

È cambiata… ricordo che quando ero molto giovane, le mie primissime esperienze in pubblico (io ho iniziato molto presto a fare concerti intorno ai 13-14 anni, anche se ovviamente erano esperienze molto sporadiche). Ecco, ricordo che all’epoca non vivevo l’esecuzione in pubblico come un qualcosa di particolarmente forte dal punto di vista della mia reazione emotiva, era quasi un gioco. Crescendo, passando gli anni, maturando sento molto di più il concerto. Non la chiamerei ansia, è una forma di apprensione, di desiderio di fare bene, innanzitutto per me stesso, ma poi anche come forma di responsabilità verso chi mi ascolta. Ho imparato sicuramente a gestirla e fa parte dell’esperienza, è una parte a cui non rinuncerei sinceramente. Credo di aver imparato nel tempo a trasformare questa sensazione in un qualcosa che diventa un catalizzatore della concentrazione, mi aiuta a recuperare una dimensione di estrema concentrazione quando sono in pubblico, che è anche quella che alle volte permette il nascere di idee musicali sul momento spontanee e belle. Quindi, rende unica ogni esperienza. Quindi, ci convivo, ecco, un qualcosa che credo non si possa mai eliminare del tutto. Ed è bene così.

Viene fondamentalmente dalla consapevolezza della difficoltà di ciò che stiamo facendo, della responsabilità che abbiamo, viene dal desiderio di fare bene. Quando si è molto giovani non si avverte tutto questo, col tempo sì. Quindi direi che sì, è una è una sensazione che conosco bene, che mi accompagna da molti anni, ma con cui convivo molto serenamente. Ho imparato anche nel tempo a non vivere con l’ansia dell’errore se succede, pazienza. Niente di grave, ecco, bisogna anche secondo me imparare a vivere serenamente l’esperienza in pubblico dal vivo che ha per sua natura le caratteristiche diverse rispetto, ad esempio, alla registrazione A me piace più oggi, forse, che una volta prendermi anche dei rischi, quando suono in pubblico.

Certo, e a proposito di registrazioni, lei nella sua vita ha inciso diversi CD, c’è stata una registrazione che l’ha messa veramente a dura prova.

Sì, più di una devo dire.

Lì l’errore non è permesso.

Beh, lì l’errore non è permesso, ma c’è la possibilità ovviamente di ripetere, finché non si è soddisfatti. Uno dei dischi più impegnativi che ho registrato è sicuramente quello dedicato alla Musica per Chitarra Sola di Hans Werner Henze. Sì, in particolare le due sonate del ciclo Royal Winter Music e i Drei Tentos, le due sonate sono due opere colossali la cui durata complessiva sfiora l’ora e sono molto, molto complesse, non solo tecnicamente, ma proprio come linguaggio espressivo che ha tanti riferimenti anche al teatro, in quanto sono sonate basate su personaggi shakespeariani ritratti in una serie di movimenti. Questo è stato sicuramente un lavoro d grande impegno. Poi, più recentemente, lo scorso anno, ho registrato col mio stimatissimo e caro collega Piercarlo Sacco, violinista, ho registrato un triplo CD dedicato alle opere per violino e chitarra di Ferdinand Rebay, compositore austriaco della prima metà del ‘900, che è oggetto oggi di indagine e di riscoperta, soprattutto ad opera dei chitarristi, perché ha scritto molta musica per e con chitarra. Ecco, si è trattato di un lavoro veramente enorme sia nel reperire tutto il repertorio, nel revisionarlo, perché non tutta la sua musica funziona con naturalezza sulla chitarra. Studiarlo insieme e registrarlo è stato veramente un lavoro molto, molto faticoso e impegnativo dei cui esiti però siamo molto soddisfatti.

Questo non è il suo primo anno che verrà a fare a tenere la masterclass a Livorno Music Festival, quali insegnamenti spera di trasmettere quest’anno agli studenti della sua masterclass?

Questo non è il primo anno, sarà il Settimo. Quali insegnamenti trasmetterò? Ma naturalmente, gli insegnamenti saranno modulati in base alle esigenze degli allievi che ci saranno. Talvolta il livello è piuttosto eterogeneo e quindi, ovviamente, a uno studente di livello avanzato, magari già al termine dei suoi studi, serve approfondire alcuni aspetti legati appunto alla comprensione della musica, all’interpretazione. Mentre uno studente ancora studente, appunto, ancora ai primi anni, magari di studio, ha bisogno di maggiore attenzione a quelli che possono essere aspetti legati al rapporto del corpo con lo strumento, in generale quello che chiamiamo “tecnica”. I miei insegnamenti si muovono ovviamente entro questi due ambiti con una certa flessibilità a seconda del mio interlocutore. Non mi piace mai parlare di tecnica disgiunta dai risvolti musicali che la tecnica comporta, però talvolta è necessario parlarne. Quello che cerco di fare è sempre di lavorare sulla personalità dell’allievo in maniera molto rispettosa. Trovo questo un elemento molto prezioso, quando c’è un punto di vista già ben formato nell’allievo e allora si tratta di aiutare a svilupparlo e a riuscire a mettere in luce la propria personalità nel modo più efficace attraverso il repertorio che viene presentato alle lezioni.

Certo, ha parlato anche di postura. Alle volte succede che ci troviamo davanti degli studenti talentuosi ma con scarsa consapevolezza corporea. Le mi è capitato di trovarsi una situazione del genere davanti e nel caso come riuscite ad aiutare lo studente senza scoraggiarlo…di dire “Oddio, devo ricominciare da capo perché ho una postura scorretta, non sento le spalle quando suono….”

Mi è capitato molto spesso e mi capita tutt’ora. Questo è un problema molto diffuso e credo che sia un ambito in cui è particolarmente difficile e delicato agire, perché ha molto a che fare con anche con le sensazioni. Quindi quello che cerco di fare io in questi casi è di aiutare l’allievo a ricondurre la gestualità che ci occorre per suonare ai gesti che siano i più naturali possibili delle mani e del corpo. A volte ci dimentichiamo nel suonare la naturalezza dei gesti che abbiamo nella vita di tutti i giorni e ci irrigidiamo lavorando solo praticamente dai polsi in giù. Invece credo che una buona tecnica comporti una presa di consapevolezza, che è tutto il corpo che suona. Ogni segmento del nostro corpo è collegato e per suonare col miglior risultato e la minor fatica, senza stancarsi, senza avere tendiniti o dolori vari, è importante che tutto il corpo partecipi nel modo giusto. Cosa che facciamo senza pensarci, quando magari ci chiniamo per afferrare un oggetto che è caduto o per guardare qualcuno che è di fianco a noi, giriamo tutto il corpo, non solo la testa. Ecco, quando si suona ci si dimentica di questi movimenti di base che il nostro corpo fa con naturalezza, ci si blocca e si fanno lavorare solo le mani. Talvolta, questo, anche nella convinzione che così facendo si faccia economia di movimento e si suoni meglio. In realtà questo spalanca le porte poi a tutta una serie di problemi fisici che mi sono trovato spesso a dover affrontare con allievi. Insomma, soprattutto adesso che insegnando in conservatorio ci occupiamo di alta formazione, quindi di allievi che arrivano già preparati, già formati da altri insegnanti talvolta con repertori difficilissimi, non sostenuti da una tecnica consapevole.

Certo. Allora Maestro, noi la ringraziamo, diamo appuntamento a tutti i chitarristi all’ascolto, a Livorno Music Festival dal 7 al 13 agosto ci sarà la masterclass del maestro Andrea Dieci. Quindi se avete problemi posturali, cioè non in generale posturali, cioè se avete problemi di consapevolezza corporea o volete semplicemente migliorare lo studio del vostro chitarristico e concertistico, venite alla masterclass.

Le modalità e procedure di iscrizione alla masterclass sono disponibili alla pagina Modalità di Iscrizione e Quote
Vi ricordiamo che tutti gli studenti del Livorno Music Festival possono partecipare alla selezione per suonare con i maestri sul palco del festival e che alcuni strumentisti potranno partecipare alla selezione per suonare come solisti con l’Orchestra del Conservatorio Mascagni nel concerto del 1° settembre 2024 programmato nel cartellone dei concerti della XIV edizione del Livorno Music Festival. Tutte le informazioni sono disponibili alla pagina dedicata Premi e Concorsi

 

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